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Un po’ di storia
Il debutto delle calze avvenne circa 80 anni fa, e precisamente il 15 maggio del 1940. Fu grazie a Wallace Hume Carothers che nel 1935 scoprì il nylon, materiale a cui le calze devono la loro realizzazione.
In principio prima di approdare al termine Nylon, i ricercatori avevano dato alla loro invenzione il nome “No-Run”, ovvero non si smaglia. Ma alla DuPont non erano per niente convinti, quindi si pensò d’invertire le vocali da Norun a Nuron, per poi cambiare in Nulon.
Tuttavia, la legge sulla protezione del marchio, non permise l’uso di questo nome, pertanto si continuò a cercare finché si approdò al termine Nylon.La ditta DuPont accompagnò all’invenzione delle calze di nylon.
Una fortissima campagna di comunicazione con lo scopo di contrastare le calze di seta, (che venivano importate dal Giappone), e proporre il proprio prodotto rivoluzionario. Calze velate, molto più comode rispetto a quelle in seta e a zero rischio di smagliature.
Pubblicizzò la sua invenzione a partire dal 1938 elencando in modo chiaro ed esaustivo, l’utilizzo che le donne ne avrebbero potuto fare (at home). Il 24 ottobre 1939 le prime calze di nylon fecero il loro ingresso sul mercato: 4000 paia prodotte per eseguire il test di prova vennero vendute in pochissime ore.
Dopo questa vendita di prova, il 15 maggio 1940, ebbe inizio la vendita ufficiale in tutto il Paese, che la DuPont per sancirne l’importanza chiamò “N-Day”. Nei primi quattro giorni vennero venduti 4 milioni di paia di calze, l’anno successivo si arrivò a 64 milioni di paia venduti.
Effetti della seconda guerra mondiale
Durante la Seconda Guerra Mondiale, la produzione delle calze di Nylon subì un forte arresto sia per motivi bellici sia per questioni economiche. Negli Stati Uniti il ministero della guerra fece appello a tutte le donne americane perché donassero le loro calze per la riconversione bellica, e l’intera produzione di nylon fu destinata alla costruzione dei paracaduti.
Divenne perciò una merce molto rara e le donne, per far finta di indossarle, si disegnarono la riga con la penna.
La rinascita
Ma subito dopo la fine della guerra, le calze fashioned cominciarono la loro marcia trionfale dagli States.
Nel 1945 la produzione e la vendita delle calze di nylon prese un nuovo slancio: a New York in sei ore vennero vendute oltre 50 mila paia.
La calza di nylon diventò così un accessorio irrinunciabile per le donne, esibito in copertina da dive dalle gambe stupende come Rita Hayworth. All’inizio, le calze furono prodotte con uno spessore compreso tra i 70 e 40 denari, che si ridusse fino ad ottenere, attorno al 1950, calze con una trasparenza pari a 10 denari.
Negli anni ’50 e ’60 il nylon conobbe tassi di crescita eccezionali.
Indossare le calze di nylon con la cucitura dietro la gamba diventò un simbolo dei tempi. Quando però al posto del “home made” vennero introdotte le macchine per maglieria tubolare, le calze persero “la riga”.
La calza classica, indossata con il reggicalze cedette il passo, sia per comodità, che per resistenza, all’invenzione dei collant. Nel 1959 la ditta DuPont fece brevettare l’elastane con il nome di Lycra, materiale con la proprietà di allungarsi fino a quattro volte la lunghezza originaria senza perdere la forma.
Utilizzando nylon e lycra assieme fu possibile, intorno al 1960, produrre i primi collant di nylon. Il vantaggio dei collant fu rappresentato dalla scomparsa del reggicalze, fino a quel momento indispensabile. La moda della minigonna favorì il cambiamento e fino agli anni ’70 le giarrettiere furono sostituite dai collant.
La guepiere consacrata da Sophia Loren mentre fa lo spogliarello per Marcello Mastroianni nel film di Vittorio De Sica, “Ieri, oggi e domani”, viene messa nel cassetto.
Anni ’80
Nel 1987 arrivarono le calze autoreggenti, e sulle passerelle accanto ai modelli di collant coprenti da 100 den, sfilarono top model in collant velatissimi neri, o a rete che lasciarono finalmente rivedere le gambe, tornando a stuzzicare eros e fantasie maschili.
In questi ultimi anni si è tornati al vintage, un ritorno alle calze, a quelle originarie indossate con il reggicalze, al pizzo, ai corsetti e al 100% Nylon. La richiesta è altissima, soprattutto negli Stati Uniti, Giappone, Germania e Francia, l’Italia è un pò indietro. Ma anche nel bel paese, la richiesta inizia a raggiungere numeri interessanti.
Il ritorno al collant vintage, rappresenta un simbolo storico di femminilità.
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